28 giugno 2013

UN PASSO DOPO L'ALTRO: IL CAMMINO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA

Buon giorno compagni di questo blog-viaggio,
nell’ultimo post siamo arrivati a La Faba, il caldo ci ha fatto compagnia, e immersi in questo angolino sperduto abbiamo trovato riposo... Ma stamattina, appena svegliati, ecco una sorpresa: piove !!!
Non c’è tempo però di pensare, non si può dire aspettiamo che la pioggia passi e allora … indossiamo il nostro poncho e via, con passo, il più veloce possibile, per l’ultimo tratto della salita fino ad arrivare a O Cebreiro dove ci fermiamo un attimo per vedere dall’esterno la chiesa del miracolo.
Prima di arrivare in cima a O Cebreiro attraversiamo il paesino di Laguna di Castilla, l’ultimo del Leon.
Stiamo entrando in Galizia come ci viene indicato da una grande pietra di confine posta lungo il sentiero e inizia da qui la successione dei cippi di pietra, posti a circa 500 metri uno dall’altro, che segnano i km mancanti fino a Santiago e che ci accompagneranno in questo ultimo tratto del Cammino.
Arriviamo in cima all’O Cebreiro un po’ affannate, la pioggia è battente e ci rifugiamo per la colazione nell’unico bar aperto, ma ci sono talmente tanti pellegrini che non possiamo perdere troppo tempo, ripartiamo, la colazione si farà più avanti, nel primo bar aperto che troveremo.
Ma vediamo un po’ di storia di questo magico posto che è O Cebreiro.
O Cebreiro si trova a 1300 metri ed è un piccolissimo paesino caratterizzato dalla presenza delle pallozas: le case antiche dei pastori della zona fatte in pietra con tetto in paglia e di origine celtica.
Un altro edificio importante che troviamo in questo luogo, è la chiesa preromanica di Santa Maria la Real che conserva un’immagine medioevale del XII secolo di Madonna con Bambino e il “ Caliz del Milagro” , ovvero il Calice del Miracolo di cui ora racconteremo la storia.
Erano i primi anni del 1300, un contadino di Barxamaior decise di salire all’ O Cebreiro per ascoltare la santa messa. Una tempesta di neve si abbatté sul sentiero, ma l’uomo proseguì e arrivò in chiesa in ritardo, nel momento dell’elevazione. Il sacerdote , in cuor suo, pensando a tutta la fatica che aveva fatto, “ solo ” per un’ostia consacrata, derise il contadino.
In quell’attimo avvenne il miracolo: l’Ostia si tramutò in carne e il vino del calice, in sangue.
Ancora oggi sia il calice che la patena del miracolo sono custoditi nella chiesa indicata qualche riga sopra e poco distante dalle tombe del prete e del contadino protagonisti del miracolo.
Il miracolo ha una conferma nel 1488 quando Isabella la Cattolica di ritorno da un pellegrinaggio, volle portare con sé il calice del miracolo, ma i cavalli si rifiutarono di proseguire oltre il paesino di Pereje.  Isabella, collegando il fatto ad un segno divino, fece riportare il calice nella chiesa di Santa Maria La Real.
Ci fermiamo qui nel racconto, nonostante O Cebreiro non sia la meta finale della tappa di oggi, in quanto è Triacastela, ma prendiamoci un momento di pausa per meditare un po’ su questa storia appena raccontata.
A presto.
Romina

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