Buon giorno compagni di questo blog-viaggio,
nell’ultimo post siamo arrivati a La Faba, il caldo ci ha fatto compagnia, e immersi in questo angolino sperduto abbiamo trovato riposo... Ma
stamattina, appena svegliati, ecco una sorpresa: piove !!!
Non c’è tempo però di pensare, non si può dire aspettiamo
che la pioggia passi e allora … indossiamo il nostro poncho e via, con passo, il più veloce
possibile, per l’ultimo tratto della salita fino ad arrivare a O Cebreiro dove
ci fermiamo un attimo per vedere dall’esterno la chiesa del miracolo.
Prima di arrivare in cima a O Cebreiro attraversiamo il
paesino di Laguna di Castilla, l’ultimo del Leon.
Stiamo entrando in Galizia come ci viene indicato da una
grande pietra di confine posta lungo il sentiero e inizia da qui la successione dei
cippi di pietra, posti a circa 500 metri uno dall’altro, che segnano i km
mancanti fino a Santiago e che ci accompagneranno in questo ultimo tratto del Cammino.
Arriviamo in cima all’O Cebreiro un po’ affannate, la
pioggia è battente e ci rifugiamo per la colazione nell’unico bar aperto, ma ci
sono talmente tanti pellegrini che non possiamo perdere troppo tempo,
ripartiamo, la colazione si farà più avanti, nel primo bar aperto che
troveremo.
Ma vediamo un po’ di storia di questo magico posto che è
O Cebreiro.
O Cebreiro si trova a 1300 metri ed è un piccolissimo
paesino caratterizzato dalla presenza delle pallozas: le case antiche dei
pastori della zona fatte in pietra con tetto in paglia e di origine celtica.
Un
altro edificio importante che troviamo in questo luogo, è la chiesa preromanica
di Santa Maria la Real che conserva un’immagine medioevale del XII secolo di
Madonna con Bambino e il “ Caliz del Milagro” , ovvero il Calice del Miracolo
di cui ora racconteremo la storia.
Erano i primi anni del 1300, un contadino di Barxamaior
decise di salire all’ O Cebreiro per ascoltare la santa messa. Una tempesta di neve
si abbatté sul sentiero, ma l’uomo proseguì e arrivò in chiesa in ritardo, nel
momento dell’elevazione. Il sacerdote , in cuor suo, pensando a tutta la fatica
che aveva fatto, “ solo ” per un’ostia consacrata, derise il contadino.
In quell’attimo avvenne il miracolo: l’Ostia si tramutò in carne e il vino del
calice, in sangue.
Ancora oggi sia il calice che la patena del miracolo sono
custoditi nella chiesa indicata qualche riga sopra e poco distante dalle tombe
del prete e del contadino protagonisti del miracolo.
Il miracolo ha una conferma nel 1488 quando Isabella la
Cattolica di ritorno da un pellegrinaggio, volle portare con sé il calice del
miracolo, ma i cavalli si rifiutarono di proseguire oltre il paesino di
Pereje. Isabella, collegando il fatto ad
un segno divino, fece riportare il calice nella chiesa di Santa Maria La Real.
Ci fermiamo qui nel racconto, nonostante O Cebreiro non
sia la meta finale della tappa di oggi, in quanto è Triacastela, ma prendiamoci
un momento di pausa per meditare un po’ su questa storia appena raccontata.
A presto.
Romina
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