Ci proteggevano, ci sembravano invincibili.
Poi il tempo passa, e senza dircelo, quasi in
punta di piedi,
sono loro ad avere bisogno di noi.
All’inizio è per cose banali: il telecomando, il
telefonino,
tutti quegli aggeggi moderni che per loro sono misteri.
Noi ci spazientiamo, non capiamo…
e ci dimentichiamo che i tempi, per loro,
sono corsi più veloci di quanto potessero immaginare.
E intanto il tempo corre,
finché un giorno ci accorgiamo che stanno davvero invecchiando.
Adesso siamo noi a tenerli per mano.
Ci chiedono aiuto come facevano con noi,
e dentro ci sentiamo spiazzati,
perché non avremmo mai voluto vedere arrivare quel momento.
Mia mamma,
classe 1937
Negli ultimi anni ha affrontato la malattia.
Il tumore e l’età l’hanno segnata:
cammina poco, una gamba non risponde più,
la memoria a volte scivola via.
Eppure c’è qualcosa di sorprendente:
possiamo discutere o anche litigare,
e poco dopo lei non ricorda nulla
e torna a sorridermi come se niente fosse. 🙂
Io le dico sempre che è di razza Piave:
non si arrende nemmeno davanti al dolore.
Resiste, lotta in silenzio,
e soprattutto non perde mai il sorriso.
Capisco allora che il senso è proprio questo:
tenerli per mano non è solo un dovere,
ma un modo per dire ogni giorno quanto bene vogliamo loro.
Vale per tutti gli anziani,
per tutte le mamme e i papà,
e per noi figli.
La vita è un cammino da fare insieme, fino in fondo. 🙌
Se qualcuno vi dice che ci sono integratori
miracolosi
che fanno tornare giovani… lasciateli perdere:
sono solo soldi buttati. 😉
Il vero segreto, ad un certo punto,
è prenderla anche un po’ in ridere.
La vecchiaia non si può fermare,
ma si può creare un ambiente buono, sereno,
dove i nostri anziani possano vivere meglio,
con dignità, con affetto,
e con la mano di chi li ama sempre accanto.
🌹
Un giorno saremo noi a tendere la mano.
E allora quello che avremo dato,
in silenzio e con amore,
sarà la ricchezza più grande da portarci dietro.
Perché in fondo, la vita è tutta qui:
tenersi per mano, fino all’ultimo passo. 🤲❤️
📌 Nota: la
parte iniziale di questo scritto è tratta dal mio primo libro “Il distributore
automatico del pane”.
gino
