"Ma che mondo ci avete lasciato?"

 

Questa notte ho fatto un sogno.

Ero a letto, in una stanza che non era la mia. Non riconoscevo nulla: pareti spoglie, silenzio ovattato, odore di disinfettante e lenzuola pulite.
Era la stanza di una casa di riposo, in un paese che non conoscevo.
Eravamo in tre. Gli altri due, uomini molto anziani. Io… quasi come loro.

Sul tavolino davanti a me c’era un foglio, lasciato poco prima da un’infermiera.
L’ho preso in mano per distrarmi, per capire dove fossi. In alto c’era scritto: 4 dicembre 2041.
Avevo 80 anni.

Ogni cinque minuti, puntuale come un orologio rotto, un ragazzo apriva la porta della stanza, entrava, ci guardava negli occhi e diceva:
"Ma che mondo ci avete lasciato?"
Poi usciva, in silenzio.

E subito ne entrava un altro, con lo stesso sguardo, la stessa voce, la stessa frase.
Come una condanna. Come un processo eterno.
E su molti dei nostri volti cadeva una lacrima.
Non per rimorso. Ma per impotenza.
😞

Sentivo la vecchiaia addosso, improvvisa e pesante. Nelle ossa, nei movimenti lenti, persino negli odori di quella stanza.
Ho capito di essere finito in una struttura che chiamavano "Casa Nostra" – nome rassicurante, quasi familiare, ma in realtà era solo l'anticamera dell’ultima fermata.
Almeno per chi crede in un dopo. Non per me.

Dalla grande finestra si vedeva ciò che restava del mio mondo.
Le marogne erano sparite.
I monti Siroccoli, inghiottiti.
Quel posto che da bocia era riserva di caccia, dove non osavi nemmeno avvicinarti per paura di far scappare i caprioli, non esisteva più.

Il verde della mia valle era diventato bianco.
Non neve – era luglio.
E in Val d’Astico non nevica più da decenni.

Erano passati i tempi della fanciullezza,
quando l’amico Roberto mi prestava la slitta (perché non so il perché, ma non ho mai avuto una slitta),
e i tempi in cui con mamma mettevamo le bucce di mandarino sulla piastra della fornella e la casa profumava di feste e di Natale
🎄.

Purtroppo, quel bianco era ghiaia e polvere.
Tanta polvere. E tanta ghiaia.
Un manto tossico, come una coperta stesa da chi ha voluto cancellare tutto.
☠️

Mi sono svegliato di colpo, convinto di essere ancora lì.
Ma ero nella mia stanza, in via Cav. Paolo Sartori. A casa.
Non ero più in quella maledetta stanza con due vecchi.

Era solo un sogno.
O forse no.
Perché certe cose le sto già vedendo adesso.
Qualcosa si è già rotto. E ogni giorno c'è una voce, anche solo dentro di me, che torna a chiedermi:
"Ma che mondo ci stiamo lasciando?"

E allora mi resta solo una certezza.
Non so cosa potrò fare da solo.
Forse poco, forse niente.

Ma non voglio arrivare a ottant’anni con la testa china e il cuore pieno di scuse.
Non voglio far finta di non vedere, né oggi né domani.
Voglio poter guardare negli occhi chi verrà dopo e dire:
"Io, almeno, ci ho provato."
Anche fosse solo con l’esempio.
💪

Gino