Erano le 4:30 del mattino 🌒, l’aria
ancora fredda di primavera che ti entra nelle ossa. Cinque valige grandi
come speranze. Nessuno parlava troppo. Solo qualche battuta per nascondere la
malinconia.
Uno aveva una chitarra che abbiamo posizionato nel bagagliaio del pulmino assieme alle valigie 🎸, un altro abbracciava il nonno con occhi lucidi.
Mi è rimasta impressa una frase detta da Elisa, 24 anni:
"Torno solo per Natale, se ci riesco. Ma
almeno là posso fare un colloquio senza che mi chiedano se voglio lavorare
gratis."
Un Pugno nello stomaco sentire una frase del
genere.
Questi ragazzi non partono per “fare
un’esperienza”. Non è Erasmus. non è un anno sabatico. È fuga vera.
Scappano da stipendi ridicoli, da contratti ridicoli, da offerte ridicole.
Scappano perché non ci credono più nemmeno loro alle promesse che continuiamo a raccontargli.
🎒 E come dargli torto?
Se vedo il mio paese l’unica cosa che aumenta è il silenzio.
La vita se ne sta andando via a piccoli gruppi di
cinque e io li accompagno e mi pagano per farlo.
Stiamo esportando la nostra migliore gioventù come si esporta il Parmigiano: con cura,
sottovuoto e con la speranza che non si rovini durante il viaggio.
😔 E io, che
sono rimasto?
Guido verso casa con la radio spenta. Il vuoto fa
più rumore di mille parole.
E intanto mi chiedo se qualcuno dei nostri amministratori o nei corridoi
ovattati di qualche ministero stia facendo caso a questa emorragia.
La risposta la conosciamo tutti.
📮 Postilla
amara (ma ironica)
A Berlino i bus sono puntuali. I colloqui si fanno
sul serio. I sogni, perlomeno, non vengono bollati come "utopie da
giovani".
gino