20 settembre 2013

VICINI AL CIELO E RADICATI ALLA TERRA: I NOSTRI AMICI ALBERI.


“... Sui pascoli è l’albero preferito perché la sua leggera copertura non impedisce la produzione dell’erba e sotto la sua ombra, nei meriggi estivi, il bestiame ama sostare. Dal suo tronco, quando viene inciso alla base, cola una resina ambrata dalla quale si ricava la trementina di Venezia, un tempo molto usata in farmacia e dai pittori.
Il suo legno ha un durame rosso-bruno, l’alburno è più chiaro, gli anelli di accrescimento sono ben distinguibili; è odoroso, compatto e duro.”
Miei cari blog-amici, lo avete riconosciuto? Di quale albero sta raccontando Mario Rigoni Stern nel suo libro “ Arboreto selvatico”?  proviamo a leggere assieme qualche altra frase del libro: “ e all’autunno, quando la montagna ritorna silenziosa, illuminano d’oro le pareti.”
Ma si, miei cari amici ora si che avete capito, stiamo parlando del Larice, l’albero del Sole.
Il larice è la sola conifera indigena spontanea a foglie caduche; albero di prima grandezza, il suo fusto può raggiungere l’altezza di 40 e più metri e 1,5 metri di diametro a petto d’uomo. Pianta di rapido accrescimento, molto longeva potendo superare tranquillamente i 400 anni di età, ha una chioma rada e leggera a forma piramidale, la cui punta tende ad appiattirsi nei soggetti maturi.
Il larice trova il suo habitat naturale nella fascia altitudinale, riferita alle Alpi occidentali e centrali, compresa tra 800 e 2600 m di quota, mentre per le Alpi orientali la fascia si colloca tra 800 e 2200 m. Questo albero fornisce un ottimo legno, compatto e duro, di elevato peso specifico e forte contenuto resinoso che gli conferisce la sua proverbiale durabilità. Il legname migliore si ottiene da piante cresciute in alta montagna, che hanno minor numero di nodi, e anelli di accrescimento molto appressati ed omogenei .
Viene impiegato prevalentemente per lavori all’esterno ed a contatto con il suolo, ma anche in costruzioni idrauliche , navali e marittime, capriate, solai, pavimenti, abitazioni prefabbricate. I rami e gli scarti di lavorazione forniscono un’ottima legna da ardere. Infine, anche se molto meno tenero del Cirmolo, il legno del larice è utilizzato nella realizzazione di sculture di gran pregio.
L’autunno a piccoli passi si sta impadronendo del bosco, ma il Larice si sta preparando ad accoglierlo, a festa si veste, si veste del colore del metallo più prezioso, l’oro rendendo cangianti le rocce.

Romina

Fonte: Alberi le Colonne del Cielo di Ugo Scortegagna

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