6 settembre 2013

VICINI AL CIELO E RADICATI ALLA TERRA: I NOSTRI AMICI ALBERI.


Un albero, una risorsa vitale per l’umanità, un amico custode dei nostri pensieri, una compagnia quando si cammina, una fonte di pace quando lo si guarda. Quanti pensieri nascono nella nostra mente alla vista di un albero, quanta gioia nel vedere una piccola piantina che sta crescendo o quanta tristezza nel vedere un albero rovinato da un fulmine, spezzato dal carico di troppa neve dopo un lungo e rigido inverno.
L’albero come un uomo, sempre pronto a ergersi ardito anche su cenge ventose a sfidare la forza della montagna, aggrappato alle rocce.
Miei cari blog-alberelli, ognuno di noi può considerarsi un albero, in alcuni momenti possiamo sentirci un larice, l” albero del sole” quando siamo sorridenti, oppure un faggio, il “ signore della montagna “ quando anche nella solitudine riusciamo ad andare avanti dignitosamente, offrendo tutto quello che di buono c’è in noi.
Oppure perché no, un carpino definito dallo scrittore Mauro Corona, il “ duro dei duri“ oppure, un bellissimo e maestoso abete rosso tanto caro a tutti perché ci ricorda il Natale, l’atmosfera di serenità aspettando la nascita di Gesù.
Beh, cosa ne dite, diventiamo un po’ blog-alberelli e andiamo a conoscere i nostri fratelli verdi che abbiamo appena nominato? Li conosceremo uno ad uno e quando li incontreremo nelle nostre camminate facciamo loro un bel sorriso per ringraziarli di tutto quello che ogni giorno, in silenzio, ci offrono assieme a tutto il resto della natura, patrimonio da salvaguardare il più possibile.
Il primo è il CARPINO, leggiamo cosa scrive di lui Mauro Corona: “ il duro dei duri è il carpino. Di carattere testardo, cresce storto, ossuto, inquieto e ramingo. E’ un solitario e ama fissare l’orizzonte. Non chiede nulla e di nulla ha bisogno. Anche quel sentimento chiamato amore rappresenta per lui un problema difficile. Quando brucia, il carpino non forma quasi braci. Come un uomo schivo e solitario, vuole scomparire nel nulla senza lasciare di sé la minima traccia.”
Il Carpino nero è diffuso nella regione mediterranea, dalla Francia fino alla Penisola anatolica. In Italia è presente sulle Alpi, soprattutto nella fascia prealpina, (ma manca in parte nel Piemonte), lungo l’Apennino e, con piccoli nuclei, in Sardegna e in Sicilia.
E’ una pianta a portamento arboreo, poco longeva; può raggiungere i 20 metri di altezza. Il tronco è diritto, cilindrico, con corteccia liscia e rossastra nella pianta giovane, scura e fessurata in piccole placche longitudinali in quella adulta.
La chioma è globosa. Le foglie sono semplici, alterne, ovali, con apice acuto e margine doppiamente seghettato. Fiorisce da aprile a maggio.
Il Carpino nero più di altre specie di alberi ci ricorda il duro lavoro di chi in montagna ci abitava e ci abita ancora. Ci ricorda attività di cui ora si sta perdendo la memoria: il lavoro degli artigiani che impiegavano il legno per fabbricare utensili, quello dei carbonari, che lo utilizzavano, assieme a quello di altri alberi nostrani, per produrre il carbone.  Ma il Carpino nero è anche una specie utilizzata nei rimboschimenti, rapida nel ricolonizzare le aree: (prati, pascoli, coltivi), abbandonate dall’uomo, un valido aiuto che ha la Natura per cancellare in poco tempo le tracce degli uomini.

Fonte: Alberi le Colonne del Cielo di Ugo Scortegagna

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