5 ottobre 2012

Una fiaba ...

Pio, l'amico mio

"Sul finire dell’estate nella grande famiglia dei volatili nacque un tenero uccellino. L’uovo nel quale il piccolino era cresciuto prima di venire alla luce si era, però, dischiuso in ritardo rispetto a quello dei suoi fratellini, nati durante la primavera ormai lontana. Così, quando giunsero i primi freddi, il piccolo uccello aveva da poco imparato a volare e, mentre i compagni più esperti si preparavano a migrare verso i luoghi caldi, sapeva che sarebbe rimasto solo, non potendo affrontare un viaggio tanto faticoso.
"Povero me, come farò a sopravvivere durante il freddo inverno?" si chiedeva osservando gli uccelli più grandi, troppo indaffarati a riempire le valigie per poterlo ascoltare. Il freddo, infatti, si faceva sempre più intenso e pungente, perché il sole tramontava ogni giorno con maggiore anticipo: bisognava andarsene al più presto.


Eppure, in quella numerosa famiglia, c’era chi aveva un cuore più grande di tutti i chilometri quadrati di Terra e Cielo percorsi, in lungo e in largo, dall’intero stormo di volatili: era Pio, un uccello un po’ vecchiotto che aveva già compiuto numerosi viaggi.
"Non preoccuparti," disse Pio all’uccellino. "Non ti lascerò qui tutto solo. Io sono vecchio e le mie ossa avrebbero bisogno di sole, ma rimarrò ugualmente a farti compagnia".
Il piccolo uccello si sentì confortato.
 

Giunse l’inverno con il vento che soffiava gelido. I nostri due amici avevano trovato riparo nel tronco di un albero rivestito da una dura corteccia, ma le loro provviste stavano già terminando e ormai più nessuno lasciava cadere a terra briciole di pane per i poveri uccelli affamati.
In una giornata di pioggia incessante anche Pio, scoraggiato, non riuscì a nascondere la sua preoccupazione al giovane compagno:
"Non abbiamo più cibo, e l’acqua delle pozzanghere è troppo sporca: se la beviamo ci verrà il mal di pancia".
L’uccellino scoppiò a piangere.
"Non temere," si riprese, Pio, per consolare il giovane amico. "Tu aspettami qui. Io parto subito alla ricerca di qualcosa da mettere nel becco".
 
Detto questo, il vecchio uccello spiccò un volo all’esterno della corteccia e, fradicio per la pioggia che gli aveva inzuppato le ali, andò a posarsi dritto dritto sul balcone di una grande villa.
"Pio, pio …uscite per favore".
"Pio, pio …aprite, per carità" insistette l’uccello ormai esausto.
Finalmente la porta che dava sul balcone si aprì e uscì un’elegante signora tutta impreziosita di gioielli che facevano pensare alla ricchezza di quella casa. Dalla cucina uscivano, poi, certi aromi che lasciavano immaginare un lauto banchetto in corso in quel momento.
"Pio, pio …ho bisogno di un po’ di pane o morirò presto insieme al mio piccolo compagno".
 
"Vattene via," ribatté infastidita l’avara signora. "Non ho tempo da perdere".
Nel dire ciò la donna serrò con forza la pesante porta, ma la spinta fu così violenta che un bellissimo anello d’oro le si sfilò dalle dita, senza che se ne accorgesse. Pio notò il prezioso oggetto che luccicava a terra e gli piacque così tanto che, per un attimo, dimenticò la fame. In mancanza di meglio, pensò di portarsi via il gioiello.

L’uccello ricominciò a volare, appena un po’ appesantito dall’anello d’oro che teneva sulla zampetta, e atterrò questa volta sul davanzale di una finestra che aveva le tendine leggermente scostate.
"Pio, pio …ho tanta fame, non avreste un po’ di pane?"
Ma non fece in tempo a terminare la frase che un gatto grigio si avventò su di lui e, per un soffio, non lo azzannò. Il vecchio uccello credette di morire dallo spavento: si alzò in volo in tutta fretta e quando si riprese il nemico se n’era già andato via. Pio si accorse che, sul davanzale, il gatto aveva perso uno dei suoi arruffati peli grigi. Essendo l’uccello un tipo molto fiero e orgoglioso, decise di tener con sé quello che lui considerava già un piccolo trofeo … Dopotutto, scampare a un gatto affamato almeno quanto lui era un’impresa degna di un vero eroe, da raccontare al ritorno all’amico uccellino. Sistemò il pelo attorno all’anello d’oro e riprese a volare.

Questa volta Pio pensò che la cosa migliore fosse entrare direttamente in una casa. Così, non appena trovò un uscio aperto, vi s’intrufolò senza farsi troppo notare: non voleva certo spaventare nessuno, bensì presentarsi con le dovute maniere! Due bambini stavano giocando sul pavimento e, non appena scorsero l’uccello, lo catturarono per rinchiuderlo in una gabbia vuota, tenuta appesa all’esterno della loro casa da quando il canarino che la abitava era fuggito in cerca di avventure.
Povero Pio: vecchio, affamato e …prigioniero, per giunta!
All’inizio i due fratellini gli fecero una gran festa e, per qualche giorno, gli fornirono anche da mangiare. Ma ben presto si dimenticarono completamente di lui.
"Pio, pio. Povero me, come farò a uscire da qui?" pensava. "E che ne sarà dell’uccellino lasciato solo al riparo di una corteccia?".
Pio era molto amareggiato. Così triste e preoccupato, per sentirsi meno solo cantava, cantava giorno e notte. I fratelli, che all’inizio l’avevano accolto festosamente, ora non sopportavano più il suo canto e decisero di chiudergli il becco con un nastro d’argento.
Il povero Pio faceva proprio commuovere: aveva le ossa infreddolite e non poteva nemmeno più tenersi compagnia con le sue canzoni!

Le belle note, però, non erano andate perdute: in quei giorni di solitudine si erano alzate nell’aria, raccolte e trasportate lontano da un vento che soffiava forte. In questo modo, avevano raggiunto il piccolo uccello rimasto nell’albero, che aveva riconosciuto la melodia del suo compagno. L’uccellino, che ormai non sperava più di veder tornare Pio, decise di seguire a ritroso il corso di quelle note e, pur volando con il vento contrario, riuscì a trovare la gabbia nella quale era imprigionato l’amico.
 
La sua planata fu tale da far sbatacchiare la gabbia e una ventata, stavolta favorevole, fece il resto spalancando la porticina: Pio era finalmente libero. Con le ali rattrappite fece fatica a muoversi, ma dopo pochi tentativi il vecchio uccello riprese il volo e ritornò alla dimora nel tronco dell’albero, seguito dal giovane amico.
 
Pio non era riuscito a trovare il cibo per sfamare l’uccellino, ma teneva con sé l’anello d’oro, il pelo del gatto e il filo d’argento che per tanti giorni gli aveva impedito di cantare.
Sfiniti dalla fame e dalla stanchezza, i due uccelli non poterono che addormentarsi uno accanto all’altro. Durante il pesante sonno, la pianta nella quale si erano rifugiati, orgogliosa di ospitare due uccelli così coraggiosi, volle premiare sia il povero Pio, che tanto aveva sofferto per aiutare il giovane amico, che l’uccellino, il quale, a sua volta, aveva sfidato il vento contrario per liberare il vecchio uccello.
L’albero fece scorrere lungo la sua corteccia una resina magica che tramutò l’anello d’oro in pane e il filo d’argento in acqua fresca, provviste che li avrebbero sfamati e dissetati per tutto l’inverno.
E il pelo del gatto? Diventò un soffice e caldo giaciglio che fece riposare i nostri due amici fino a primavera.
 
 
Testo e disegni di Paola Toldo - www.paolatoldo.it/copyright




9 commenti:

  1. Paola, meriteresti veramente di vedere pubblicato un libro di fiabe illustrato da te.
    E', anzi sono, fiabe bellissime, piene di poesia.......peccato non avere più figli piccoli a cui raccontarle.....!
    BRAVA BRAVA BRAVA!!!!

    RispondiElimina
  2. Paola, tifo anch'io per la pubblicazione del libro, bellissime fiabe e disegni meravigliosi, cosa chiedere di più?
    Stasera leggerò questa poesia, perchè sì, è proprio una poesia, alla mia Giulia Elettra. Poi, sempre che non mi addormenti prima, perchè le fiabe conciliano il sonno..., ti scriverò sia i commenti che quanti bis ho dovuto fare!! Sai che quando le storie sono belle, le devo leggere ancora, ancora ed ancora.
    Ciao Super Paola!

    RispondiElimina
  3. Sarà per le tante fiabe che ho letto da piccola ma sai che il loro lato magico mi meraviglia ancora oggi che sono un "pò" più grande... Stuzzicano la fantasia e qualcuno direbbe anche l'inconscio....
    Alla fine della lettura la mia Lisa ha detto: la portiamo a scuola? (la fiaba). Grazie Paola!

    RispondiElimina
  4. Ciao Paola
    Cominciavo a pensare che la favola finisse male...
    Per fortuna,c'è stata come ogni favola che si rispetti una svolta a lieto fine... però non farci penare cosi tanto le prossime volte.
    Notte Ji

    RispondiElimina
  5. Grazie infinite per le vostre parole di incoraggiamento che mi spronano a continuare in questa avventura. Vedremo dove porterà ... Ora che è iniziato l'autunno mi sento particolarmente ispirata :D e scriverò nuovi racconti per voi e le vostre figlie alle quali mando un bacione con affetto.

    Grazie, ragazze!

    Notte, Jino ... ah ah, al contrario, la prossima volta ti farò penare ancora di più perché tu non sei stato da meno. Eh eh, il mistero del distributore mi avrà pur insegnato qualcosa!... ;D


    RispondiElimina
    Risposte

    1. Paola, datti da fare che ti aspettiamo tutti con il libro.Se hai bisogno di qualcosa noi del blog ci saremo tutti. Le tue favole sono bellissime e la tua dolcezza prende proprio tutti.Se riesci ad entrare negli adulti, figurati nei bambini....Ringrazio il blog che mi ha dato la possibilità di conoscerti. Ora la mia vita è più ricca...

      Elimina
  6. Nei miei pomeriggi da fiaba, ho letto alcuni racconti di Paola, cercando di sintetizzare perchè con tanti bimbi è difficile mantenere l'attenzione; sono stata felice di farlo perchè sono di facile comprensione e dolci nell'insieme; grazie ancora Paola !

    RispondiElimina
  7. Grazie anche a te, Lucia.
    L'altro giorno un amico mi chiedeva per quale fascia di età fossero indicate le mie fiabe. In effetti ricordo che, da piccola, avevo dei libri di fiabe che riportavano la dicitura "da 7 a 10 anni", per esempio. Fiabe che ho continuato a leggere ben oltre quell'età ... D'altra parte, libri più lunghi come “Le avventure di Pinocchio” ho cominciato a conoscerli molto prima: non ne capivo tutto il senso ma a grandi linee la storia mi piaceva molto e ne ripetevo a memoria interi brani, come un pappagallo. Credo che il racconto fantastico possa andar bene ad ogni età se vicino c'è un adulto, come nel tuo caso, capace e desideroso di far conoscere la storia al bambino. Bisogna sintetizzare, come hai ben detto.

    "Il Piccolo Principe" è uno dei miei libri preferiti: è una fiaba bellissima, ma qualsiasi bambino anche grandicello troverebbe delle difficoltà a capire il significato profondo di certe frasi. Se, però, un adulto che ha letto il libro si prende il tempo di spiegare i passi principali, la storia diventa accessibile anche al bambino. Quando raccontavo le fiabe ai nipotini, quelle classiche, "saltavo" pagine intere per evitare che si annoiassero. Poi, diventando grandi, le hanno lette da soli per intero, arricchendosi del vocabolario nuovo e riscoprendole a modo loro. Il suggerimento me l’aveva dato mia sorella: voi mamme questi trucchi li conoscete meglio di me!! … ;D .

    GRAZIE DI NUOVO A TUTTI DI CUORE

    RispondiElimina