10 ottobre 2012

Il vecchio e il cane di Giuseppe Gnata

Ogni mattina vado al lavoro in auto, passando di fretta per gli stessi posti. Rivedo quei luoghi nelle diverse stagioni: freddo e neve si alternano con la pioggia e il caldo. In quell'andirivieni quotidiano il mio sguardo incontra le solite poche persone, e per di più nello spazio di alcuni attimi, finché passo di lì.
G. GNATA
In un rettilineo che percorro sempre lentamente perché cerco di rispettare i limiti di velocità, per diversi anni ho rivisto molte volte la medesima scena, che giorno dopo giorno ha acceso la mia curiosità e mi ha fatto riflettere.
La scena aveva come protagonisti un anziano signore e il suo cane, un collie. Li vedevo principalmente d'inverno. Lui si muoveva sempre all'alba, che d'inverno è alle sette e trenta del mattino, ovvero quando io passo per andare al lavoro e timbrare entro le otto. Quando le giornate si allungavano, io passavo sempre alle sette e trenta, ma l'alba era un' ora prima e lui con il suo cane era già pas­sato. Nulla d'interessante, apparentemente, per una persona come me, che va normalmente al lavoro e che osserva una banalissima azione quotidiana. Però, un po' alla volta, mettendo in campo la mia sensibilità, ho scoperto che i due stavano camminando lungo il sentiero della vecchiaia. I primi anni, l'amico cane camminava una ventina di metri davanti all'uomo, ogni tanto si fermava, si girava, guardava l'uomo e lo aspettava. L'anziano signore con il suo passo stanco ma deciso, lo raggiungeva. Era alto e asciutto, bianco di capelli e rosso in viso, sempre avvolto in una giacca verde militare; sicuramente gli ricordava il passato. Lui si avvicinava al suo cane, lo accarezzava e il collie scodinzolando gli leccava l'altra mano, per ripartire trotterellando.
Dopo qualche anno, li ho visti passeggiare affiancati. Spesso li vedevo fermi. L'uomo accarezzava il suo cane e lui, mentre scodin­zolava, gli leccava l'altra mano.
G. GNATA
La primavera successiva, venti metri davanti al cane camminava l'uomo. Ogni tanto si fermava, girandosi ad aspettare il suo fedele amico per accarezzarlo, ma il suo collie con fatica lo raggiungeva e lentamente scodinzolava leccandogli la mano.
Dopo altre quattro stagioni ho visto solo l'uomo. Camminava sempre più lentamente, con il suo passo calmo ma fiero, avvolto nella solita giacca verde. Si fermava e si girava, ma il suo collie non c'era più. Solo io non lo vedevo, ma l'uomo sicuramente nel suo pensiero aspettava ancora il suo amico.
Adesso non vedo più nemmeno l'anziano signore, ma sono sicuro che loro sono sempre là a passeggiare.
Di loro non conosco nemmeno i nomi, ma in quell'attimo che io passavo, mettevano nel mio animo amore, tristezza e rassegnazio­ne. Mi hanno offerto una difficile ma vera lezione di vita, ecco perché io ringrazierò sempre quei "due sconosciuti".
                          G. GNATA

1 commento:

  1. L'amore di un cane verso l'uomo che lo accudisce sa andare oltre..........come l'amore dell'uomo verso il proprio cane continua anche dopo la sua scomparsa che in genere avviene sempre troppo presto lasciando un vuoto troppo grande!!!Floriana

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