15 ottobre 2012

Il "Passero solitario" by Luigi Sebastiani


Il passero solitario
 
 
D'in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finche' non more il giorno;
ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
brilla nell'aria, e per li campi esulta,
si' ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli contenti, a gara insieme
per lo libero ciel fan mille giri,
pur festeggiando il loro tempo migliore:
tu pensoso in disparte il tutto miri;
non compagni, non voli,
non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
canti, e cosi' trapassi
dell'anno e di tua vita il piu' fiore.
Oime' quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella eta' dolce famiglia,
e te german di giovinezza, amore,
sospiro acerbo de' provetti giorni,
non curo, io non so come; anzi da loro
quasi fuggo lontano;
quasi romito, e strano
al mio loco natio,
passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
odi spesso un tonar di ferree canne,
che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
la gioventu' del loco
lascia la case e per le vie si spande;
e mira ed e' mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
rimota parte della campagna uscendo,
ogni diletto e gioco
indugio in altro tempo: e intanto il guardo
steso nell'aria aprica
mi fere il Sol che tra lontani monti,
dopo il giorno sereno,
cadendo si dilegua, e par che dica
che la beata' gioventu' vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
del viver che daranno a te le stelle,
certo del tuo costume
non ti dorrai;che di natura e' frutto
ogni vostra vaghezza.
A me, se vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro,
quando muti questi occhi all'altrui core,
e lor fia voto il mondo, e il di' futuro
del di' presente piu' noioso e tetro,
che parra' di tal voglia?
che di questi anni miei ? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro.
                                                                                   (G. Leopardi)
 
  
 
Ed ora, al solito, la parte scientifica ... 
 
 
Ordine: Passeriformes  Famiglia: Turdidae
Lungo circa 20 centimetri, snello ed elegante, il maschio di Monticola solitarius  si riconosce grazie all’inconfondibile colore blu cobalto del corpo ad eccezione delle ali nere che diventa più brillante con l’avvicinarsi della stagione dell’accoppiamento. La femmina ha una tonalità bruno-marrone più opaca. Schivo e timido, è un uccello che passa spesso inosservato; ma in primavera si risveglia in tutta la sua vitalità. È nella stagione degli amori, infatti, che il maschio sceglie e delimita un territorio, del quale farà presto parte una compagna.
Becco lungo e sottile, zampe nere, il Passero solitario ama sostare su posatoi, naturali e artificiali, dai quali si mette in mostra cantando e osservando minuziosamente il suolo alla ricerca di qualche preda: i luoghi prediletti sono rocce a picco su strapiombi, l’angolo spiovente di un alto rudere, o ancora il grosso ramo di un albero. In mancanza di punti fermi, tuttavia, canta in volo con un caratteristico e lento movimento delle ali semichiuse, per poi planare dolcemente sul ramo di un vecchio albero. La sua dieta, estremamente varia, comprende un’eterogenea quantità di invertebrati: ragni, scarafaggi, cavallette, locuste, grilli, lombrichi, lumache e, a dispetto della sua piccola taglia, anche vertebrati dalle dimensioni contenute come gechi, serpentelli, ranocchie e topolini.
L’areale di distribuzione è molto ampio: spazia infatti dal Mediterraneo all’Africa del nord attraverso i Paesi dell’Europa meridionale fino alla penisola arabica, compresi Italia, Balcani, Grecia e Turchia; ancora, la specie è presente anche in India, Tibet e Indocina; quindi in Estremo Oriente fino a Mongolia, Cina e Giappone. Il Passero solitario si riproduce nel sud dell’Europa e nel nord ovest dell’Africa; dall’Asia centrale alla Cina settentrionale alla Malaysia; sia in zone dai climi caldi temperati e asciutti, sia mediterranei o steppici. Frequenta aree montane rocciose, caratterizzate dalla presenza di scogliere, così come strapiombi e precipizi, vallate rocciose e dirupi.
In Europa occidentale, la specie predilige le aree costiere con falesie marine o coste rocciose, valli e pareti montane, cave di pietra e grandi edifici anche diroccati, come castelli e rovine. In Italia meridionale e in altri contesti strettamente mediterranei frequenta anche luoghi abitati o comunque segnati dalla presenza dell’uomo. Qui la specie è piuttosto abbondante, soprattutto in Sicilia. In inverno, a volte scende anche presso villaggi, paesini o quote più basse. A confermarne l’adattabilità anche a contesti fortemente antropizzati è la nidificazione registrata all’interno di centri urbani di grosse dimensioni, tra cui le città di Bergamo, Genova e Roma. In campagna, la specie predilige invece le pareti scoscese, le cave di tufo vulcanico; sino a costruire nidi anche all’interno di manufatti costruiti dall’uomo e nei macchinari per la frantumazione della pietra fra polveri, rumori assordanti e operai in movimento.
Di solito, il nido del Passero solitario è costruito all’interno cavità rocciose, anfratti naturali, muri di vecchi edifici e ruderi situati nelle periferie delle città, nei palazzi a più piani in fase di costruzione; oppure cimiteri, castelli, chiese, case disabitate e monumenti; mai, tuttavia, su alberi. Sono infatti gli spazi progettati per ospitare finestre, porte e altri anfratti domestici ad attirare l’attenzione della specie in fase riproduttiva. Inizialmente costituito di una base ampia e grossolana, il nido viene man mano completato e rivestito, pazientemente, con fini e sottili radichette e fibre naturali. Condizione fondamentale è che sia posto in una zona di penombra, dove non riceva direttamente la luce del sole e la luminosità sia attenuata o addirittura assente, fino a rasentare il buio. Le uova deposte, solitamente da 3 a 5, sono di colore verde chiaro tendente all’azzurro, prive di macchie; molto simili a quelle dello Storno nero, ma di dimensioni inferiori.
 





 
swww.uccellidaproteggere.it - Il primo portale sullo stato di conservazione dell’avifauna in Italia

 


6 commenti:

  1. Paola,quanto è bella e strazziante questa poesia.
    Sopratutto se letta in dato contesto.Ero giovane,
    lontano da casa,in mezzo a gente straniera.Bisognava impararla a memoria!!!Leggevo le prime parole e per impararle a memoria guardavo fuori dalla finestra,e la mia fantasia partiva... non mi ero accorto che avevo
    alzato la voce.Sento una mano sulla spalla:"Stai sognando????".Probabilmente avevo seguito il passero
    solitario,solitario come ero io.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Lino, quanto hai scritto è poesia, anzi "poesia nella poesia".
      Grazie sempre, un saluto affettuoso.


      Elimina
    2. I commenti di Lino sono sempre delicate carezze all'anima.......Grazie!

      Elimina
    3. "... delicate carezze all'anima ..." pure questa è poesia.


      Elimina
  2. Si potrebbe avere i caratteri un po' più grandi non come quelli della poesia che per quelli non più ventenni come il sottoscritto è faticoso leggere? grazie

    RispondiElimina