C'era una volta un bel paesello dove la gente rideva sempre.
Il paese si chiamava Risosì, era sperduto nella campagna e circondato da dolci colline. Un villaggio così ricco e prospero non si era visto mai sulla faccia della Terra e a tutti era noto quanto allegri fossero gli abitanti di Risosì. Camminando per le vie di quel paesello si udivano le fragorose risate dei contadini al lavoro, o si poteva notare un nonno ridere a crepapelle con il nipotino sull’uscio di casa.
A Risosì, infatti, tutti vivevano … ridendo!
Se in una casa nasceva un bimbo, parenti e amici facevano a gara per trovare il nome più augurale e divertente: c’era chi chiamava il proprio figlio Felice, chi Fortunato, e le bambine di nome Allegra e Serena non si contavano, tanto erano numerose. Se, poi, arrivava la tempesta a rovinare il raccolto, i contadini si radunavano per cantare tutti insieme:
“QUANDO IL SOLE TORNERA’,
IL MIO GRANO CRESCERA’! ”
E il sole, infatti, tornava a splendere.
Dopo aver pronunciato queste sinistre parole, la megera estrasse dalle sue enormi tasche sette chicchi di riso e, facendo soffiare dal Nord un vento polare, cominciò a gridare con voce minacciosa:
- Che tutti i lunedì siano funesti! - e lanciò in aria il primo chicco.
- Che ogni martedì cada la grandine! - e giù il secondo chicco.
- Tutti i mercoledì siano infausti! - e buttò il terzo chicco.
- Tutti i giovedì la tempesta! - e via il quarto chicco.
- Ogni venerdì un terremoto! - e liberò il quinto chicco.
- Ogni sabato un uragano! - e giù il sesto chicco.
- E che ogni domenica il sole s’incendi per ardervi tutti …
Così, anche l’ultimo chicco di riso cadde nel vuoto dall’alto della collina. Quindi la vecchia fece un salto vorticoso girando su se stessa per sette volte di seguito ma, nel suo ultimo volteggio, la potenza del misfatto fu tale da travolgere anche lei, che precipitò ruzzoloni dall’altra parte della collina, in fondo alle viscere della Terra.
Così, anche l’ultimo chicco di riso cadde nel vuoto dall’alto della collina. Quindi la vecchia fece un salto vorticoso girando su se stessa per sette volte di seguito ma, nel suo ultimo volteggio, la potenza del misfatto fu tale da travolgere anche lei, che precipitò ruzzoloni dall’altra parte della collina, in fondo alle viscere della Terra.
Da quel giorno il paesello si chiamò Risonò e la gente non rise più: le case diventarono vecchie e fatiscenti, i tetti cadenti e i campi, ormai abbandonati, si coprirono di arbusti stepposi. Nessuno ebbe più voglia di lavorare e tutti dimenticarono le allegre risate. Ora, se nasceva un bambino i genitori piangevano, e le fanciulle che si chiamavano Tristina e Addolorata erano davvero in gran quantità. Perfino la natura e gli animali sembravano chiudersi in quella cupa atmosfera: i fiori non aprivano più i loro petali e gli uccelli, anziché cinguettare festosamente, non lasciavano mai i loro nidi per svolazzare nell’aria.
Se mbrava che la fortuna avesse per sempre voltato le spalle al bel paesello.
Eppure lassù, nel magico mondo delle fate, qualcuno non riusciva a darsi pace: era la Regina Rosa, che governava le fatine delle piante e dei fiori. “Povere noi” pensava sconsolata “laggiù nessuno coltiva più le nostre pianticelle e i nostri fiori”.
Dal suo regno aveva osservato quanto era successo al paesello e, con il cuore ormai gonfio di pena, decise di intervenire. Mandò quindi a chiamare una a una le sue fatine, che accorsero nel salone floreale del castello della regina.
La fatina del pesco indossava un ampio vestito trapuntato di fiori rosa e in testa portava una graziosa coroncina di pesche mature; Fata Girasole brillava nel suo lucente vestito giallo mentre Fata Violetta se ne stava timida in disparte. C’erano una fatina per ogni pianta e una fatina per ogni fiore e il salone, prima vuoto, sembrava ora un meraviglioso giardino.
Quando entrò la Regina Rosa tutte le fate si disposero in cerchio a formare una corolla. Solo la fatina del riso fu invitata a fare un passo avanti.
- Mie care, – prese a dire la regina – sulla Terra gli uomini hanno perso la speranza e noi dobbiamo aiutarli. Questa volta toccherà a te, Fata Riso, riportare la serenità in quel paesello.
La fatina ne fu orgogliosa e disse che sarebbe partita subito per la sua missione:
- Eccomi pronta, Regina Rosa, la mia pianta riporterà il sorriso sul volto degli uomini.
Grazie a un colpo magico della bacchetta la fata si trasformò in un chicco di riso che, dopo aver rimbalzato un bel po’sulle candide nuvolette, finì per giacere ai piedi della collina vicino al paesello. Non appena il chicco toccò terra, si alzò verso il cielo una fitta polvere bianca come la neve, dalla quale emerse in tutto il suo candore Fata Riso, con un abito rivestito di migliaia di chicchi scintillanti.
Grazie a un colpo magico della bacchetta la fata si trasformò in un chicco di riso che, dopo aver rimbalzato un bel po’sulle candide nuvolette, finì per giacere ai piedi della collina vicino al paesello. Non appena il chicco toccò terra, si alzò verso il cielo una fitta polvere bianca come la neve, dalla quale emerse in tutto il suo candore Fata Riso, con un abito rivestito di migliaia di chicchi scintillanti.
La fatina, ripresasi dallo stupore di trovarsi in un luogo così diverso dal giardino nel quale era abituata a vivere, con passi leggeri ma svelti e aiutata ancora dalla sua preziosa bacchetta, si mise alla ricerca dei sette chicchi seminati dalla strega malvagia. Appena trovati, girò e rigirò attorno a ciascuno di essi per sette volte, in una breve ma utile danza. Grazie al bel volteggiare, da ogni chicco cominciò a sbucare una piantina, attorno alla quale la fata richiamò dai torrenti vicini acqua pura e cristallina, affinché la crescita potesse essere rigogliosa.
Le piantine cominciarono a svilupparsi e a moltiplicarsi in fretta, tanto che in poche ore attorno al paesello si formò una bianca risaia. La gente del villaggio, che da tempo aveva abbandonato ogni attività, corse a vedere e rimase a fissare il riso che cresceva a vista d’occhio. Per la prima volta dopo tanto tempo tutti sorrisero.
Ritornò la voglia di coltivare le piante e nei cuori di tutti riapparve la speranza.
Così, da quel giorno e per tutti i secoli a venire, il bel paesello immerso tra le colline fu chiamato Sorriso.
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Sicuramente Paola tu avrai l'indirizzo e il numero di telefono di "Fata riso"...
RispondiEliminaParlale anche di San Piero per favore...
Visti i luoghi, forse dovrei contattare "Fata Patata", che dici?
EliminaEcco, potrei inventare un'altra storia con questa nuova protagonista ...
In ogni caso sarà una fiaba AUGURALE!!
Fata Riso o Fata Patata...
Eliminapurchè compia la magia...
Veramente molto molto molto bella!
RispondiEliminaGrazie, Clara!
RispondiEliminaLe fiabe portano serenità.
Alla prossima, allora!
Cara Paola, stasera ho letto questa fiaba alla mia piccola Giulia Elettra, mi ha chiesto di raccontargliela per ben 3 volte di fila, ne è rimasta affascinata! Questo racconto sembra una poesia, domani glielo leggerò di nuovo, ma nel frattempo datti da fare per il prossimo, complimenti!
RispondiEliminaCara Alessandra,
EliminaMi fa piacere che sia piaciuta alla tua bambina, alla quale mando un grosso bacio.
Scrivo le fiabe immaginando una lettura od un racconto ad alta voce. Mi piace il ritmo anche nella prosa. I bambini lo amano, non a caso adorano le cantilene e le ripetizioni: probabilmente li rassicurano. E' magico il momento in cui si racconta una fiaba ad un bambino e sono contenta che tu lo viva con tua figlia.
A proposito ... ne ho appena finita un'altra: continuate a seguirci tutt'e due!!
Grazie di cuore
Sono andata sul tuo sito e, dopo essermi accertata di poterlo fare, ho scaricato le tue favole, le ho plastificate, le ho unite, ho creato una copertina ricamando a punto croce dei disegni e ho creato un libro che ho regalato alla figlia della mia amica ( i miei figli sono ormai grandi)......è stato un dono graditissimo!
RispondiEliminaSe dal cassetto altre favole ti chiederanno di uscire......nel libro c'è posto anche per loro!
Ma che bello!!!!!
EliminaArte che si unisce all'Arte.
Ecco, questa notizia mi rende felice, perché ognuno di noi ci mette un pezzettino. e da tante piccole gocce nasce un mare bellissimo che porta freschezza a tutti!
Mi piacerebbe tanto vedere i tuoi ricami, Clara!
Grazie infinite
Non sono per niente brava, mi sono cimentata prendendo spunto da un portafotografie visto in un negozio.Certo che le tue favole sono talmente belle che meritano uno scrigno da.....favola
EliminaPaola, anche ieri abbiamo fatto il....ter! Altre tre letture della tua meravigliosa fiaba. Mia figlia mi ha rivelato: "mamma, mi piace la storia, ma forse ancor di più i disegni, questa tua amica è proprio brava sai? mi compri il suo libro?".
RispondiEliminaEh, già, a questo punto ti faccio due domande: i disegni sono una tua creazione? ma perchè non pubblichi un libro?
Un abbraccio, Ale
Che furbetta tua figlia, sa già il fatto suo! Brava!!
EliminaSì, i disegni sono miei. Come vedi sono semplici ... diciamo che compenso con la passione la mancanza di talento!
Per quanto riguarda la pubblicazione, mi sono "autopubblicata" ;-) costruendomi un sito dove ho inserito anche alcune mie poesie (che sono sempre tentata di togliere perché un po' tristi).
Meglio le fiabe, che danno spensieratezza e sono a lieto fine!
Però, chissà, se un giorno passasse dalle nostre parti l'editore di Harry Potter ... potrei ascoltare la sua proposta!!
Grazie ancora, Alessandra, e un abbraccio alla mia piccola fan!