24 gennaio 2014

Gli occhi della Grande Guerra: i Forti

Oggi grazie al nostro viaggio virtuale nei Forti locali della grande guerra, visiteremo il forte di Punta Corbin a Treschè-Conca.

Questa struttura colpisce per l'ardita posizione, si trova infatti sopra uno sperone roccioso a picco sulla Val d'Astico a 1.096 m. slm.
Il forte domina un lungo tratto della parte mediana della Val d'Astico ed offre ampie visioni verso l'altipiano di Tonezza del Cimone ed il Monte Cimone caratterizzato dal ben visibile monumento-ossario.
E' una specifica tipologia fortificata secondo i canoni più 'moderni' della guerra di posizione di inizio secolo.
Il disegno è molto articolato, funzionale e razionale, molto curato, come curati sono i dettagli architettonici costruttivi.

Una specie di 'nave corazzata' ancorata sopra una montagna, autosufficiente ai propri bisogni e collegata al fondovalle di Pedescala con una grande teleferica, che ben presto si trovò fuori luogo in una guerra che fu di posizione, ma anche a tratti estremamente dinamica, soprattutto per l'incredibile evoluzione tecnologica dei sistemi di armamento.
Costruito tra il 1906 ed il 1911, sul luogo di una più vecchia postazione d'artiglieria da montagna, sparò con scarsi risultati alcune cannonate verso il Forte Luserna 'avversario' diretto della cintura fortificata austriaca durante la primissima fase della grande guerra, nei giorni immediatamente successivi all'entrata in guerra con i primi colpi partiti dal forte di Cima Verena, fase denominata 'la guerra dei forti'.
Sostanzialmente non venne mai utilizzato in battaglia. I cannoni vennero smontati e riutilizzati su affusti da campagna in prossimità del fronte. Nelle cupole vennero sistemati dei tronchi d'albero che effettivamente ingannarono l'avversario facendogli credere che la fortezza fosse operativa.
Subì qualche colpo di grosso calibro d'artiglieria, in particolare dal 'Barbara' da 380 posizionato a Millegrobe di Luserna, nel maggio 1916 per spianare il campo alla 'Spedizione di Primavera' successivamente denominata Strafexpedition (spedizione punitiva).
Originariamente era armato con 6 cannoni da 149/A (A=acciaio), con gittata massima di 11 km., posti sotto cupole girevoli in acciaio di 14 cm di spessore, totalmente inadatte a sopportare esplosioni di proiettili di grosso calibro a tiro parabolico, come fu reso evidente nel disastro del forte Verena.
Quattro vecchi pezzi ottocenteschi da 87/B (B=bronzo) su affusto rigido e altri da 75/27, erano posizionati sulle casematte ed in postazioni da campagna, disponeva inoltre di alcune mitragliatrici, trincee e postazioni di fucilieri per la difesa ravvicinata.
Verso la Valdastico si affacciava con un osservatorio coperto e al centro delle cupole vi era una torretta blindata d'osservazione, girevole e retrattile, per il puntamento dei cannoni.
Sul fronte esposto al nemico la struttura si articolava in un profondo fossato in controscarpa, battuto da una caponiera a cofano in calcestruzzo, con fessure per mitragliatrici antiuomo.
La guarnigione si componeva di circa 150 artiglieri specializzati da fortezza.
Pur in posizione piuttosto arretrata dal confine, doveva difendere da eventuali invasioni attraverso la Val d'Astico, con un gioco di squadra con il forte di Cima Campolongo di Rotzo, l'ancor in fase costruttiva forte di Campomolon di Tonezza e la Caserma Ratti in Valdastico.
Il Corbin in parte già disarmato, come pure il Campolongo maggiormente devastato, venne abbandonato con l'avanzata austro-ungarica.

Era collegato con audaci sentieri e un sistema di trincee, tra le quali trovò la morte il noto scrittore triestino Carlo Stuparich, al sistema difensivo del Monte Cengio, dove si concentrò l'ultima disperata difesa per fermare la 'Spedizione di Primavera'.
I danni sono imputabili principalmente al sabotaggio, nei settori delle batterie di cannoni, da parte della guarnigione italiana in ritirata, mentre il resto dell'opera e le caserme rimasero sostanzialmente intatte.
Fu utilizzato dagli imperiali come deposito di retrovia nelle battaglie del Cengio. Quindi rioccupato dagli italiani a seguito della ritirata austroungarica sulle linee Assa-Ortigara.
Nel primo dopoguerra venne impiegato come caserma e zona di addestramento militare e dalla guardia forestale, e successivamente finì per essere completamente abbandonato.
Come per gli altri forti italiani, non subì le devastazioni strutturali degli anni '30 da parte dei 'recuperanti', che distrussero pressoché tutte le fortezza austriache, ma spoliazioni di attrezzature e suppellettili di ferro in quanto costruito 'in economia' con grossi spessori di cemento ed impasto di pietrame grossolano, fino a 2,5 m. per le coperture e i basamenti delle cupole girevoli d'acciaio, ma senza armature in metallo.
Per i paesi del fondovalle e le contrade dell'altopiano questo enorme impegno costruttivo, concentrato in una serie di fortezze e strade di servizio, fu motivo di un piccolo 'boom' economico di inizio secolo.
Nella fortezza e nei dintorni vennero girate alcune scene del film 'I recuperanti' di Ermanno Olmi nel 1969 e nella caserma di comando è stato allestito un piccolo museo.

Alla prossima !
Ciao
Romina



1 commento:

  1. Il Forte è di proprietà privata della famiglia Panozzo e dunque giustamente ci sono degli orari di visita e un biglietto di entrata da pagare per sostenere le spese. C'è un piccolo ma interessante museo e la possibilità di ristorarsi. Devo ringraziare la Sig.ra Panozzo che all'occasione della visita della classe di Lisa a Forte Corbin è venuta a valle con il suo fuoristrada (e sua semplicità) apposta per permettere anche a Lisa di arrivare in vetta...un pò prima dei suoi compagni! Ciao Romina!

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